Seveso Hotel - Guida Turistica

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.: STORIA
 Il primo documento storico che riporta il nome di Seveso è un manoscritto custodito nell´antico monastero femminile di Meda e datato 10 dicembre 996, in cui si legge di un certo "Gisibertus Presbiter de Ordine Ecclesiae et plebe Sanctorum Protasii et Gervasii sita Seuse". "Seuse", l´attuale Seveso, è il nome di un torrente che, nascendo a S. Fermo della Battaglia, in provincia di Como, scende verticalmente da nord a sud, segnando da sempre il confine ovest della Brianza e andando poi ad immettersi nella cerchia dei Navigli di Milano. Il nome dato al torrente pare essere di origine celtica e derivare dalla unione dei termini seeusum, "uso dell´acqua". La storia di Seveso è stata a lungo strettamente correlata a quella della Chiesa, poichè proprio in Seveso trovò sede la Pieve, cioè quella struttura ecclesiastica che stava al di sopra delle singole parrocchie ma al di sotto della diocesi. Solo nella sede della Pieve, tra l´altro, poteva essere celebrato il sacramento del Battesimo. Della Pieve di Seveso hanno fatto parte certamente le chiese di Lentate, Barlassina, Cesano Maderno, Solaro, Ceriano, Cogliate, Misinto. Le origini di Seveso si devono però far risalire al periodo della presenza gallo-romana in alcune zone della Brianza, attorno al quarto, terzo secolo a.C., periodo in cui sull´attuale territorio vi furono insediamenti di militari impegnati in campagne di conquista, così come testimonia il ritrovamento di due "are". La vera e propria organizzazione sociale del villaggio, però, venne molto più tardi ed ebbe origine, come testimoniano due episodi di vita ecclesiale, attorno al 780 quando venne fondato il monastero di Meda che esercitò la propria giurisdizione anche sul territorio abitato dai "villani" dediti alla coltivazione e che in seguito sarebbe passato a Seveso. Nel 1252, l´imboscata tesa da due banditi a Pietro da Verona, inquisitore apostolico di Como e Milano, che terminò con l´uccisione del frate domenicano, proprio a Seveso, fu l´occasione per edificare sul territorio la chiesa di S. Pietro Martire che assunse subito una propria autonomia, attorno alla quale si sviluppò ben presto il nuovo borgo.
  Sono da registrare poi, durante il sedicesimo secolo, due stagioni di carestia e di peste, nel 1524 e nel 1576. Durante il diciassettesimo secolo, padroni di Seveso furono i Carcassola, i Lucini ed i Porro, ma a dar lustro alla cittadina, realizzandovi tra l´altro gli edifici più significativi, furono gli Arese. Nel 1798, con l´avvento della Repubblica Cisalpina voluta da Napoleone, per ordine del sovrano Giuseppe II,i Domenicani lasciarono il convento ed il santuario di S. Pietro. Più tardi al posto del convento domenicano venne realizzato il seminario diocesiano, oggetto negli ultimi anni di imponenti opere di restauro. Con l´unificazione amministrativa del Regno d´Italia, a Seveso fu annesso il territorio di Barlassina, decisione mal tollerata da entrambe le popolazioni, che nel 1901 videro finalmente i due comuni di nuovo distinti ed autonomi. Attualmente il territorio comunale, posto ad un´altitudine di 211 m. s.l.m., si estende su una superficie di 7.34 Kmq con una popolazione di circa 18.500 abitanti. Situata a ridosso della Statale dei Giovi, che collega Como a Milano, è ben servita nonché dalla superstrada Milano-Meda e dalle ferrovie Nord Milano. La sua economia è tradizionalmente legata al mercato del mobile; altri settori particolarmente attivi a Seveso sono quello della meccanica,dei materiali per l´edilizia e quello commerciale. Oggi Seveso offre anche delle opportunità per il tempo libero con la presenza di centri sportivi, tra i quali si segnala quello dell´Altopiano, del palazzetto dello dello sport, della pista d´ atletica, della piscina e di una sala cinematografica.
La fuga di diossina
  Verso le 12:37 di Sabato 10 luglio 1976 nello stabilimento della società ICMESA di Meda, confinante con Seveso, un reattore destinato alla produzione di triclorofenolo, un componente di diversi diserbanti, perse il controllo della temperatura e si scaldò oltre i limiti previsti. La causa prima fu probabilmente un arresto volontario della lavorazione, senza azionare il raffreddamento della massa e quindi senza contrastare l'esotermicità della reazione; inoltre l'acidificazione del prodotto veniva fatta dopo la distillazione, e non prima. L'apertura delle valvole di sicurezza (dischi di rottura tarati per 3,5 bar effettivi) evitò l'esplosione del reattore ma l'alta temperatura causò una modifica della reazione con una massiccia formazione di 2,3,7,8 tetraclorodibenzo-p-diossina (TCDD), sostanza comunemente noto come diossina. La TCDD venne rilasciata (in quantità non definita, tra 300 g e 30 kg) e trascinata verso sud dal vento in quel momento prevalente. Si è quindi formata una nube tossica che ha colpito i Comuni di Meda (dove era localizzata la fabbrica), Seveso, Cesano Maderno e Desio. Seveso è stato il Comune più colpito essendo immediatamente a sud della fabbrica. Le prime avvisaglie furono l'odore acre e le infiammazioni agli occhi. Alcune persone subirono delle degenerazioni della pelle (cosiddetta cloracne) mentre gli effetti sulla salute generale sono ancora oggi oggetto di studi. È infatti opinione della popolazione locale che sia aumentata la percentuale di tumori nella zona ma le ricerche ufficiali tendono a respingere questa tesi. Le abitazioni comprese nella zona A (la più colpita) furono demolite e il primo strato di terreno venne rimosso. Gli abitanti della zona A vennero evacuati e ospitati in apposite strutture alberghiere. La zona A venne presidiata per impedire a chiunque di entrare. Negli anni, in questa zona è sorto il Bosco delle Querce. Invece le zone B e la zona di rispetto furono tenute sotto controllo (divieto di coltivazione e di allevamento). La popolazione venne avvisata della pericolosità dell'evento alcuni giorni dopo. Immediatamente dopo l'avviso iniziarono a circolare voci di possibili malformazioni dei feti e molte donne gravide abortirono presso ospedali o cliniche anche di altri Stati Europei. Nonostante allora in Italia l'aborto fosse vietato, qualche decina di aborti fu praticato anche in Italia, in particolare presso la clinica Mangiagalli di Milano, e in due casi presso l'ospedale di Desio. Ricerche effettuate verso la fine degli anni '90 sulla popolazione femminile mostrano, a venti anni di distanza, una relazione tra esposizione alla TCDD in periodo prepuberale e alcuni disturbi.